lunedì 16 luglio 2007

E poi ...

... quasi come se niente fosse, ti accorgi che la vita cambia. Si, cambia quando meno te l'aspetti! A volte in positivo, molte altre in negativo, ma noi esseri umana (pardon, voi esseri umani) si ha quasi sempre il buon senso di sdrammatizzare, di pensare in postivo, ma non sempre è facile.

E' giovedi 4 maggio 2006, il giorno del mio compleanno, il giorno in cui tutti ci sentiamo speciali, crescere, invecchiare, ma anche migliorare. Il giorno in cui tiriamo le somme, un pò come l'ultimo dell'anno, il giorno che tutti aspettiamo per sentirci fare gli auguri dalle persone alle quali teniamo. Mi sveglio la mattina, assonnato e malconcio: sono 3 giorni che mi presento in ufficio con un'influenza che mi spacca le ossa, ma ci vado ugualmente. Arrivo come sempre alle 8 e 30, per bermi quel caffè che mi da qualche energia in più, ma faccio solo in tempo a sfilarmi guanti e casco che squilla il telefono che ovviamente guarderò con aria selvaggia. Alzo la cornetta ed è il mio capo che senza dirmi buongiorno mi spara addosso una marea di insulti! Tengo la calma per i primi 5 minuti a volte allontanando la cornetta dal mio orecchio, ma poi quando gli faccio notare che nonostante le mie condizioni sono li, a risolvergli i problemi, a sbrigare tutte quelle faccende che quell'incapace di sua figlia non fa, lui sbotta, e mi sbatte il telefono in faccia ... prima però mi dice di essere un gran maleducato, si io. La gente è veramente incredibile (un pò come quella signora che tentò di fregarmi il parcheggio ad Alba proprio sotto il mio naso ... ed il mio è un GRAN bel naso)!

A quel punto rimango allibito, con la cornetta in mano, la ripongo al suo posto e mi sfilo la giacchia, ma proprio mentre me la sfilo penso: "ma quest'uomo, merita tutto il mio impegno?" Ripenso a tutte le sue sfuriate, ripenso ai suoi modi di fare nei miei confronti, ripenso a tutte le grane che gli ho risolto, e ripenso a tutte le volte che gli ho chiesto una mano ma da lui ho ricevuto solo 2 di picche. Non mi resta altro che andarmene a casa e godermi questo mio giorno speciale.

Fortunatamente la giornata migiora vistosamente, gli amici e i famigliari non si dimenticano, o meglio, non tutti si dimenticano, chiamano, fanno gli auguri e ci si fa due risate. La sera mi tratto da re e mi preparo una bella cenetta, di quelle che piacciono a me. Cozze, cozze e ancora cozze!

Il giorno dopo suona nuovamente la sveglia, ancora una volta mi alzo dal letto e mi preparo per uscire, faccio il mio solito giro, quello con qualche Km in più, ma anche con qualche piega in più. Arrivo in ufficio, ma la serratura è stata cambiata ... offeso decido comunque d'aspettare. Arriva lui, con la sua Alfa tanto amata scende dalla macchina e non mi degna di un saluto, ma la prima cosa che dice è "Ti devo parlare, ieri l'hai combinata grossa" ... io!

Entriamo in ufficio ed incomincia a tirare fuori cose che non stanno ne in cielo ne in terra, lo guardo allibito, in testa mi ronzano solo parolacce che vorrei ulrargli in faccia, le mani sudano, mi "prudono", ma riesco a mantenere la calma. L'unica cosa che esce dalla mia bocca è: "Senta, se sta dicendo che mi vuol licenziare, se ne ha le possibilità, lo faccia". Si, intendeva proprio quello, e mi manda via.

Torno a casa, incazzato nero, sputo fuoco dalle orecchie, la vena da Picaciù (cosi la chiama mio fratello) mi s'ingrossa vistosamente in fronte ... mi succede sempre quando sto per perdere la calma. Ma poi penso che rodendomi il fegato faccio solo il suo gioco, allora penso, penso a come fare. L'unica cosa che mi viene in mente è quella di chiamare un'avvocato, ma purtroppo, non ho soldi per farlo ... non ho soldi da spendere per fare causa a questa gran persona (un mese prima avevo firmato il contratto per la nuova casa ... una marea di soldi sono usciti solo per mettere piedi in quel gran bel posto che già sentivo il mio nido). Ultimo pensiero, provare a passare dall CGIL. Vado e torno dai loro uffici a Como, ed il sorrise è stampato sul mio volto. Quella gran persona, non aveva nessun diritto di lasciarmi a casa, non cosi! Allora gli faccio causa ... causa che poi puntualmente non arriva neanche dal giudice: quest'uomo sa d'essere in torno marcio, allora mi propone, attraverso i miei difensori ovviamente, mica a le palle per chiamarmi, 1 mensilità di stipendio senza dover offrire nessuna prerstazione, in cambio del ritiro della causa. Beh, mi prende in giro, e gli faccio sapere che se non vuole andare davanti ad un giudice, l'unico modo è quello di non farmi pervenire la fattura dei mobili che ho prelevato dal suo magazzino (3mila euri prezzo di fabbrica) ed in più esigo 3 mensilità come risarcimento danni. In fin dei conti ora non mi posso permettere di tirar fuori neanche una lira in più ne tanto meno rinunciare al mio stipendio ... come lo pago l'affitto?

Passano quasi tre settimane e mi chiama! Ora si che ha le palle. Riattacca con le sue solite accuse, io qua e io la, mi dice d'esser meschino, di approfittarmene della situazione, mi dice, che gente come me non vale nulla. A quel punto lo interrompo, gli dico di fare molta attenzione a cosa sta dicendo, che la telefonata è appena stata registrata (cosa non vera ovviamente), che questa telefonata gliela farò pagare cara visto che non ha intenzione di accettare le mie condizioni, a quel punto mi ferma lui e mi dice "non ho mai detto di non voler accettare le tue condizioni, anzi le accetto si ... non ho intenzione di farmi mangiare il fegato da te". Gli dico che ha 2 giorni di tempo per andare a firmare in CGIL, che passati questi 2 giorni, non ci sarà modo di contrattare e che si andrà in causa. Dopo neanche un'ora, mi chiama il mio difensore della CGIL, mi informa del fatto che nel primo pomeriggio, questa gran persona, si presenterà per firmare il documento. Non passano neanche due giorni che intasco i soldi .... soldi che poi mi aiuteranno giusto a coprirmi le spese per qualche mese, tirando la cinghia, nel frattempo ho molta difficoltà a trovare un'altro lavoro stabile ... riesco solo a fare lavoretti per delle agenzie interinali. Magazziniere, lavori di produzione, di nuovo magazziere. Nel frattempo i mesi passano, i soldi anche, ma solo in un verso, quello d'uscita, la situazione peggiora! Non sono felice ne tranquillo! Pur piangendomi il cuore dovrò dare disdetta a quella casetta che con tanta cura avevo sistemato e di conseguenza dovrò tornarmene dai miei. Erano anni che non viveno più con mia madre e mio padre, erano troppi gli anni di indipendenza per non soffrire la convivenza con altre persone che hanno altri stili di vita, altre preoccupazioni, altre necessità. Anche questo mi farà soffrire, ma non do di certo la colpa a loro!

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